lunedì 30 marzo 2020

IL CAMPANELLINO

IL CAMPANELLINO




Ci fu nel tempo antico un pastorello
che aveva dieci pecore e un agnello.

   




Era povero molto, e inverno e estate
andava per montagne e per vallate.

            



Andava solo, senza pur un cane,
mangiando qualche frutto e un po’ di pane;

andava e andava tutto il dì; la notte,
dormiva negli stazzi o per le grotte.
Ecco che un giorno, un sabato d’agosto,
che s’era soffermato presso un bosco,

a pascer quelle sue pecore d’oro
e l’agnellino bianco come l’uovo,

gli arriva a orecchi un suono... un suono strano,
non sapea se vicino o se lontano.

Canto d’uccelli non era, né fronde
mosse dal vento, né ridere d’onde;

non era il bosco, né il ruscello in piena…
Era come una voce di Sirena!

Ascolta attento; e proprio gli sembrava
una donna che a nome lo chiamava;

ma lo chiamava così dolcemente
come sopra la terra non si sente.

Allora dice al suo piccolo armento:
- Statevi quete, e torno in un momento.

Si reca in spalla l’agnellino bianco,
e va e cammina, e va verso quel canto.

Traversa tutto il bosco, e va e cammina,
in fin che arriva ad una porticina.

Entra, e si guarda intorno -  e cosa vede!
Tutto oro, tutto argento, e fiori e stelle

e perle, a cento, a mille… uno splendore!
Nel mezzo, una fanciulla Occhio di sole

 


tesseva a un suo telaio che sonava
come un organo e il canto accompagnava:

- Pastorello poveretto,
lascia il gregge e vieni a me!

Se vorrai restar con meco
sarai ricco più di un re.


Il pastore mirava sbigottito
quella gran festa, e non moveva dito;

e la bella, al telaio, sorrideva,
e il suo canto soave riprendeva:

- Pastorello poverino,
tutto il bello che qui c’è,

gemme, perle ed oro fino,
se lo vuoi, tutto è per te.

  


Ora il pastore stava già per dire:
- Resto, son tanto stanco di patire -

quando sentì sul collo il buon tepore
dell’agnellino e il battito del cuore;

pensò la greggia, le vallate e i monti,
l’ombra dei boschi e il chioccolio dei fonti…

Si guardò intorno… Nulla più di bello!
nulla… oppure, ecco solo il campanello:

un campanello piccolo di rame
entro un mucchio di gioie e di collane…

Si prese quello, ringraziò la fata
e tornò fuori, all’aria profumata…

Traversa tutto il bosco, e va e cammina,
e finalmente alla sua greggia arriva.

    



C’erano tutte… Un breve salutare;
e i dodici ripresero ad andare.

E innanzi a tutti andava l’agnellino,
scotendo al collo il suo campanellino.

   



COMMENTO


E' verseggiata l'avventura di un pastorello su cui possono più cari appelli della greggia, delle vallate, dei monti, che la voce della fanciulla Occhio di sole, che dolcemente lo invita a restare nella sua casa intessuta d'oro, d'argento e di stelle.
Egli sta per cedere alla suggestione del canto della fanciulla, quando sente sul collo il tepore dell'agnellino che si è portato dietro amorosamente ed il battito del suo cuore. 
Rinuncia a tutte le gemme che gli offre la fanciulla, e prende solo un campanello che metterà al collo del suo agnellino, quasi a ringraziarlo di averlo salvato, con il battito del suo cuore, dalle lusinghe della fata e ricondotto alla sua semplice più vera vita. 
Delicatezza di sentimento e musicalità di ritmo si intrecciano nella poesia che potrebbe anche avere un senso di parabola.

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